L’importanza di una politica economica e industriale europea
Intervista con Riccardo Di Stefano, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria: “Il taglio del cuneo fiscale dovrebbe essere strutturale e non più legato alla singola legge di bilancio”
Il bello e il ben fatto è storicamente un asset del made in Italy e va sostenuto nelle filiere e aggregazioni di aziende per poter competere a livello internazionale. La sfida è fare in modo che diventi un asset anche la capacità della nostra industria di essere sempre più green e sempre più innovativa”.
A parlare è Riccardo Di Stefano, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria incontrato da noi a margine dell’ultimo convegno di Capri che aveva come titolo: “Correnti. Sfide, contraddizioni, opportunità”. “Giunto alla sua trentottesima edizione l’appuntamento caprese - spiega Di Stefano - ha rivolto lo sguardo al contesto globale senza dimenticare di fare una doverosa riflessione sulle correnti, riprendendo il tema, del Mediterraneo dove i cambiamenti in atto nell’assetto geo-economico influenzano la capacità delle aziende di essere competitive”.
Una competitività che si gioca su una premessa, quella che vede l’Italia come la seconda manifattura europea. “Non è un caso, ma proprio il frutto dell’eccellenza del made in Italy, se il nostro Paese è stato il più resiliente durante il periodo pandemico, tanto da riuscire a crescere nelle catene globali del valore, facendo il record di export. Questo è stato possibile grazie alle eccellenze assolute e ai settori in cui siamo leader. Dalla farmaceutica alla meccatronica fino alla moda”.
In questo contesto però non manca, ai Giovani Imprenditori e a Di Riccardo Di Stefano, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Stefano, l’ambizione di voler fare in modo che il settore industriale migliori sempre di più.
“La situazione economica - racconta il presidente - è caratterizzata da margini di finanza pubblica assolutamente ristretti e questa è una premessa necessaria per stabilire le priorità su cui agire. Infatti, proprio a Capri, abbiamo chiesto al Governo di intervenire sul taglio del cuneo fiscale contributivo in favore dei lavoratori a basso reddito e renderlo strutturale e non più legato alla singola legge di bilancio. E abbiamo chiesto di stimolare in ogni modo possibile gli investimenti privati che in questo ultimo anno sono crollati, passando dal 3,7 allo 0,8, anche a causa della politica della Bce sui tassi che senza dubbio li scoraggia. Una questione non da poco: senza un’adeguata politica economica e industriale europea gli investimenti non trovano spazio per diventare generatori di Pil e di crescita”. E parlando di opportunità impossibile non pensare a quelle rappresentate dalle Zes, le Zone economiche speciali, e in particolare dalla proposta di una Zes “unica” per il Sud. “Replicare le condizioni favorevoli di investimento delle otto aree Zes per tutto il Mezzogiorno è certamente un’opportunità – aggiunge Di Stefano - Ma per coglierla appieno servirà ampliare la dotazione finanziaria a sostegno degli investimenti che, per un’area più grande, potrebbe richiedere molte più risorse. E, cosa non banale, va evitato che il meccanismo di autorizzazione unica non provochi un collo di bottiglia dalla mole di procedure”.
Certo, l’economia vera e quella delineata dal presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Di Stefano si mostra come un gioco di equilibri tra risorse e potenzialità per raggiungere una maggiore competitività. Magari a partire dai giovani, da quelli nelle scuole. “L’industria e l’intero sistema Paese sta affrontando la sfida del green e del digital che in maniera ineluttabile trasformeranno le nostre produzioni - conclude Di Stefano - Per questo si deve puntare sulla formazione e sulle nuove competenze, incentivando i giovani talenti a mettersi in gioco, orientandoli sin dal percorso scolastico verso il mondo dell’impresa. E, perché no, anche al ‘mestiere’ dell’imprenditore: un lavoro bellissimo e impegnativo, che genera futuro.