Target therapy e terapie cellulari
I progressi della ricerca nella diagnosi e nella cura delle neoplasie dei bambini spiegati dal professor Silverio Perrotta del Policlinico Luigi Vanvitelli di Napoli
Progetto di comunicazione ideato da Antonella Minichini
Negli ultimi decenni la ricerca ha fatto importanti progressi nella diagnosi e nella cura delle neoplasie dei bambini e dei ragazzi, anche se non per tutti i tumori pediatrici sono stati ancora raggiunti i risultati sperati. A essere decisamente mutato è il tasso di mortalità, in netta diminuzione anche per la leucemia linfoblastica acuta, tra i tumori pediatrici più comuni. “Esiste ancora una netta disparità tra l’innalzamento del tasso di sopravvivenza e i miglioramenti nella qualità di vita dei pazienti”, spiega il professor Silverio Perrotta, responsabile di Ematologia e Oncologia pediatrica del Policlinico Luigi Vanvitelli di Napoli. “L’obiettivo che abbiamo ora davanti è migliorare la qualità di vita dei pazienti affetti da tumori con alti tassi di sopravvivenza e parallelamente innalzare le chance di guarigione dei malati di tumori sui quali è ancora difficile avere buone risposte”, sottolinea il professore del Vanvitelli, anche centro di riferimento europeo per le malattie ematologiche rare, sia nei bambini sia negli adulti, e centro di riferimento pediatrico per la neurofibromatosi. L’introduzione delle terapie innovative, che si affianca ai più tradizionali trattamenti chemioterapici, ha permesso di ottenere ottimi esiti di cura, spingendo sempre più verso percorsi personalizzati, le cosiddette target therapy, per “avere maggior efficacia e ridurre la tossicità dei trattamenti”, sottolinea Perrotta. Ulteriore possibilità è rappresentata dalla terapia cellulare Car-T, che consiste “nel prelievo dei linfociti T del malato per modificarli geneticamente in modo che sulla superficie esprimano un recettore chiamato Car. La presenza di Car potenzia i linfociti, rendendoli capaci, una volta re-infusi nel malato, di riconoscere e attaccare le cellule tumorali presenti, no a eliminarle. In campo ematologico - conclude il professore Silverio Perrotta - abbiamo ottenuto risultati importanti sulle anemie congenite, come le talassemie, per le quali a breve saranno disponibili farmaci da somministrare sottocute che potranno ridurre e allontanare il bisogno trasfusionale dei pazienti”.
Camilla Zanetti