Antonio Marcomini: Mcnm, la sicurezza dei nanomateriali multi-compositi
Antonio Marcomini: materiali avanzati innovativi: come escludere i rischi per la salute e l’ambiente
L’interesse per le proprietà innovative offerte dai materiali di dimensione nanometrica è in costante crescita, di pari passo con il loro utilizzo in molteplici settori industriali. Tra le diverse tipologie di nanomateriali esistenti, rivestono un ruolo di primaria importanza quelli denominati multi-compositi (la sigla è Mcnm): caratterizzati, per esempio, da due o più componenti di dimensione nanometrica, da un nanomateriale modificato in superficie tramite un opportuno rivestimento (per esempio, polimero) o da un nanomateriale incluso in una matrice solida. Materiali che hanno rivelato accresciute prestazioni e benefici mai osservati prima, ma che destano preoccupazioni per le possibili conseguenze sulla salute umana e sull’ambiente, vista la difficoltà nello stimarne i tassi di degradazione e la tossicità.
Proprio di questo si occupa “Sunshine” (www.h2020sunshine.eu - contatto di riferimento: andrea.brunelli@unive.it), un Horizon con oltre 30 partner, coordinato dal gruppo di ricerca del professor Antonio Marcomini dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, che mira allo sviluppo e all’implementazione di prodotti contenenti i Mcnm (ne sono presenti già più di mille sul mercato), con l’obiettivo di garantire sia le peculiari funzionalità del materiale finale sia la sicurezza e sostenibilità di tutte le componenti durante l’intero ciclo di vita, al fine di facilitarne l’implementazione su scala industriale.
“Capire e prevedere come e quando si alterano o si degradano le strutture di questi nuovi prodotti, come si comportano quando interagiscono con l’ambiente esterno - per esempio durante l’esposizione a sole, pioggia, vento, umidità - e acquisire informazioni
sul loro processo di invecchiamento, consente di stimare la qualità e la quantità dei rilasci e/o eventuali alterazioni delle singole componenti, in un’ottica di valutazione dei potenziali rischi per la salute umana e per l’ambiente”, spiega Marcomini. Lo scopo, quindi, è quello di reperire e sviluppare quante più conoscenze possibili su questi nuovi prodotti attraverso specifici casi di studio: in particolare nei settori edilizio, agroalimentare, medico, energetico e dei trasporti.
A tre quarti del cammino del progetto i principali risultati attesi sono già stati conseguiti: “Sono ormai maturate competenze e procedure a cui l’industria, e soprattutto le Pmi, possono tranquillamente attingere - chiude il coordinatore - Abbiamo a disposizione strumenti avanzati di valutazione del rischio che sono disponibili per essere implementati a livello industriale”.