Come prevedere terremoti ed eruzioni
Un dispositivo in via di sperimentazione potrebbe farlo con ore di anticipo, con ovvi vantaggi in termini di sicurezza
La potenza devastante dei terremoti è ben nota, e ancora tristemente attuale nelle cronache. Prevenire l’arrivo di una scossa tellurica (o di un’eruzione) anche solo di qualche ora, sarebbe ovviamente fondamentale, almeno per la possibilità di mettere in sicurezza le persone: ma i sistemi oggi presenti permettono questa previsione solo con anticipi esigui. Su questo tema sta lavorando da ormai tre anni lo staff multidisciplinare del progetto “SiC Nano for picoGeo”, coordinato dal Cnr-Imm di Catania, con partner provenienti da Italia, Francia, Belgio e Germania. L’obiettivo è realizzare un dispositivo micromeccanico per misurare piccolissime deformazioni del terreno (dell’ordine dei picostrain), che possano aiutare a fare previsioni per quanto riguarda sia le eruzioni sia i terremoti. “Per quanto infinitesimi, questi spostamenti del terreno sono fondamentali per farci capire l’arrivo di un evento tellurico - spiega Francesco La Via, coordinatore del progetto - Il nostro dispositivo dovrebbe permetterci di farlo con diverse ore di anticipo, cosa oggi non possibile. E sarebbe davvero una novità fondamentale, anche a livello planetario: oltre che uno strumento molto meno costoso rispetto a quelli attuali”. Giunto all’anno finale di lavoro, il progetto è atteso dalle prove sul campo. “Abbiamo testato le proprietà del materiale che stiamo sviluppando e i primi dispositivi - continua La Via - Nei prossimi mesi sono previste le installazioni, che faremo sull’Etna: abbiamo già preparato i siti, con perforazioni di circa 200 metri di profondità; qui caleremo i sensori e li cementeremo alla roccia, con cementi particolari che stiamo testando. Poi rimarranno lì fissi, e verranno collegati tramite rete all’Ingv di Catania, che acquisirà i dati spediti dagli strumenti nel corso tempo”. Alla fine del prossimo anno i risultati del progetto verranno presentati in un importante convegno finale. In parallelo si sta lavorando a progetti ulteriori che possano portare il dispositivo al livello di industrializzazione, per poterlo poi immettere sul mercato. Fra le ipotesi, c’è anche quella di dare vita a una apposita start-up che possa operare a questo scopo.