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Ricercatori e dottorandi del gruppo di ricerca Unifi ripresi nella sala prove combustori del Tht-Lab. Al centro il professor Antonio Andreini

E anche gli aerei andranno a idrogeno

È questo l’obiettivo su cui si concentrano diversi progetti europei, che coinvolgono le principali industrie aeronautiche e numerosi centri di ricerca

utilizzo dell’idrogeno come combustibile alternativo - in particolare se prodo­tto tramite elett­rolisi dall’acqua, in una catena di produzione che non emett­a gas serra - è visto con estremo interesse anche nel mondo della propulsione aerea per aviazione civile, al punto che molti dei grandi player mondiali, come per esempio Airbus e Ge Aerospace, stanno investendo in progett­i importanti per quello che potrebbe diventare il carburante del futuro, anche nei cieli. Sebbene non manchino aspett­i delicati, su cui si deve ancora lavorare, a partire dal fatt­o che l’idrogeno per le sue caratt­eristiche termochimiche, presenta elevate reatt­ività e diffusività determinando maggiori problemi di controllo (e quindi di sicurezza) all’interno del motore rispe­tto agli a­ttuali combustibili liquidi. Su questo filone di ricerca applicata si muove fra gli altri - con un’esperienza ultraventennale - il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Firenze, con un gruppo di ricerca coordinato dal professor Antonio Andreini e dal professor Bruno Facchini. Lo sta? è oggi impegnato in tre proge­tti, diversi ma integrati, tu­tti legati al tema del rapporto fra idrogeno e aviazione. Il primo, arrivato a metà del cammino e coordinato proprio dall’ateneo toscano, si chiama Inspire - Inspiring Pressure Gain Combustion Interation Research and Education: è un “Marie Curie” all’interno del quale 15 do­ttorandi, provenienti da diverse istituzioni europee, studiano lo sviluppo della Pressure Gain Combustion nelle turbine a gas e la futura implementazione di questa tecnologia.

A livello più alto di complessità si pone il proge­tto Horizon Europe Hestia - HydrogEn combuSTion In Aero engines, iniziato da pochi mesi: coordinato dalla francese Safran, conta oltre 20 partner, fra cui tutt­i i principali costru­ttori europei (tra cui l’italiana Avio Aero e Rolls Royce), che portano con sé il proprio know-how. “Noi collaboriamo dirett­amente con Avio Aero - racconta Andreini - con cui qui a Firenze, presso il nostro Tht-Lab, abbiamo un laboratorio congiunto (ComHeat Lab)”. Ma il progett­o più complesso e ambizioso è sicuramente Hydea - HYdrogen DEmonstrator for Aviation, finanziato dal Joint Undertaking Clean Aviation. Un progett­o da 80 milioni di euro con una trentina di partner, coordinato da AvioAero coadiuvata dai vari centri Ge Aerospace in Europa con il supporto di Safran e Airbus. “L’obiett­ivo è sviluppare e testare nuove tecnologie, realizzando un dimostratore concreto - conclude Andreini - Un motore turbofan a idrogeno che verrà provato in volo entro la fine del progett­o, prevista per il 2027”.

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