I cavi che trasporteranno l’energia del futuro
Allo studio cavi superconduttori, anche sottomarini, per trasferire corrente elettrica con potenze elevate e minor tensione
L’energia del futuro sarà sempre più trasportata da superconduttori: cavi (in molti casi anche sottomarini, se pensiamo ad esempio ai collegamenti con le fonti eoliche del Mare del Nord) in grado di trasportare corrente elettrica in assenza di resistenza, e di sviluppare potenze molto più elevate rispetto a un cavo convenzionale, senza eccedere in tensione. Per questo occorre mettere a punto una tecnologia innovativa: di questo si occupa il progetto “Scarlet”, un Horizon Europe a guida norvegese (Progetto Horizon Europe Scarlet - Superconducting cables for sustainable energy transition - Ga 101075602) che ha fra partner il Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione “Guglielmo Marconi” (Dei) dell’Università di Bologna. “I cavi del futuro trasporteranno potenze maggiori all’interno di unico condotto molto più contenuto - sottolinea il professor Antonio Morandi, responsabile del progetto per l’ateneo felsineo - e per fare questo devono essere non più di rame, ma assemblati mediante superconduttori e raffreddati costantemente”. A oggi ne esistono di due tipi: uno che utilizza superconduttori Hts di tipo ReBco con raffreddamento in azoto liquido (di questa versione della tecnologia sono allo studio anche le innovazioni necessarie per la sua adozione in ambiente sottomarino); una seconda versione adopera il superconduttore diboruro di magnesio (MgB2) raffreddato mediante idrogeno liquido. E il lavoro svolto in questi primi mesi (il progetto proseguirà per altri tre anni) ha già individuato i layout di entrambi i tipi di cavi. “Partendo da questa base - continua Morandi - il progetto ha tra i propri scopi quello di dimostrare, non solo a livello di principio ma con un grado di sviluppo tecnologico avanzato, che è possibile realizzare un cavo superconduttore in MgB2 raffreddato a idrogeno liquido: uno scenario che avrebbe un ruolo importante nel futuro energetico del pianeta, e che si combina anche con stoccaggio di ingenti quantità di idrogeno”. Il diboruro di magnesio (MgB2) è un materiale semplice da produrre con tecniche metallurgiche consolidate, e di cui fra l’altro proprio l’Italia è leader in quanto a produzione. “Scarlet”, insomma, dovrà cercare di sviluppare tutte queste tecnologie “dimostrando anche che il loro sviluppo rispetti parametri di sicurezza, monitoraggio, installazione, gestione - chiude il professore - Infine, dovremo anche capire come integrare in rete queste tecnologie, e come proteggerle in caso di guasti: un aspetto che riguarda da vicino proprio l’apporto del nostro ateneo, e sul quale nei prossimi mesi effettueremo, in collaborazione con i partner del progetto, test specifici”.
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