Fragole, lamponi e mirtilli sono, fra i piccoli frutti, quelli più importanti su scala europea. La produzione e il commercio di questi “berries”, solitamente raccolti e lavorati manualmente, rivestono un ruolo significativo per lo sviluppo rurale di diversi territori, producendo reddito per decine di piccole aziende. Peraltro, sono leccornie ricche di sostanze nutrizionali, quindi anche molto interessanti per la salute. Per tutti questi motivi, negli ultimi trent’anni, i progressi fatti nel campo della genetica hanno interessato spesso questi frutti: per aumentarne produzione e pezzatura.
Le nuove varietà coltivate, però, hanno soddisfatto i fabbisogni dell’agricoltore, non tanto quelli del consumatore: in nome delle maggiori rese, si sono perse sovente sia la qualità sensoriale sia la resistenza alle malattie. La maggiore suscettibilità alle malattie delle attuali varietà coltivate ha provocato il maggior uso di pesticidi.
Se le nuove varietà commerciali sono molto distanti dal germoplasma, ovvero dalla qualità genetica ancestrale, un progetto europeo ormai in fase avanzata sta cercando di ovviare a questa situazione. “Breeding Value” è un H2020 che coinvolge venti partner da otto Paesi europei, con 7 milioni di finanziamento: lo guida l’Università Politecnica delle Marche, e fra i soggetti coinvolti ci sono anche il Cnr di Bologna, nonché un paio di aziende italiane. “L’obiettivo in buona parte già raggiunto, è quello di combinare i caratteri di qualità delle varietà coltivate attualmente con quelli che abbiamo abbandonato nel corso del tempo”, spiega il professor Bruno Mezzetti, coordinatore del progetto. Nei primi tre anni è stato svolto un grosso lavoro di analisi di materiale genetico: “Abbiamo messo a punto strumenti interessanti sulla genomica, strumenti innovativi di caratterizzazione fenotipica, con analisi di immagine che misurano la qualità del frutto anche con una semplice fotografia, grazie ai nuovi strumenti di precisione”.
“Negli ultimi mesi - chiude Mezzetti - dovremo studiare la diversità genetica, identificare le piante che possiedono queste caratteristiche interessanti, e trovare il modo di trasferirle con tecniche tradizionali di miglioramento genetico. In sintesi, combinare i caratteri che abbiamo perso con quelli richiesti dal mercato. E fornire alle aziende materiale genetico già caratterizzato, per poter sviluppare varietà più competitive”.