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L’aereo ipersonico è quasi progettato

Ci sta lavorando lo staff di Stratofly, l’H2020 guidato dal Politecnico di Torino: collegherà in poche ore località agli antipodi

Veicoli ipersonici, dalla forma allungata e avveniristica (una sorta di ala triangolare, simile a una manta), senza finestrini: in grado di volare attorno alla terra, per collegare scali agli antipodi, in un tempo otto volte minore rispetto a quello degli aerei attuali. Non è fantascienza, ma un progetto già ben avviato: e forse basteranno pochi anni (una quindicina) per poterli utilizzare, raggiungendo in poche ore località lontanissime. E magari, in seguito, anche lo spazio. A questo sta lavorando lo staff di “Stratofly”, un H2020 guidato dal Politecnico di Torino che potrebbe concludersi ai primi del prossimo anno, al netto di qualche ritardo dovuto al Covid. “Avremmo dovuto già fare un paio di test sperimentali importanti, li rimanderemo di qualche mese: ma il lavoro prosegue spedito, con molti risultati che ci fanno ben sperare”, spiega la professoressa Nicole Viola, coordinatrice del progetto. Negli ultimi mesi, i principali passi avanti hanno riguardato sia la rielaborazione del veicolo come piattaforma (la ridistribuzione dei serbatoi, la miglior disposizione della cabina, lo spazio per il carrello), sia gli studi necessari ad adattare questo nuovo velivolo alle infrastrutture aeroportuali esistenti. “Dobbiamo verificare la possibilità che decollo e atterraggio si possano effettuare dalle attuali grandi infrastrutture aeroportuali, riducendo le modifiche alla sola necessità di utilizzare l’idrogeno liquido”, continua Viola. Un altro aspetto fondamentale riguardala compatibilità ambientale: “non si può pensare di mettere in servizio un velivolo del futuro che non sia sostenibile, quindi a basso impatto ambientale“. Ecco allora la ricerca sulla decarbonizzazione (cioè la mancanza di emissioni di anidride carbonica, grazie all’utilizzo di idrogeno liquido, molto più energetico); sul monitoraggio degli ossidi di azoto, soprattutto in prossimità degli aeroporti; e sul jet noise, ovvero sull’inquinamento acustico. Tutti aspetti su cui dovranno dare risposte adeguate i test rinviati a causa del lockdown. Poi, a progetto finito, nei prossimi anni dovranno esserci i veri e propri test in volo: ma quello è anche un problema di risorse specifiche da reperire, fra i vari enti (legati all’aviazione o allo spazio) interessati allo sviluppo finale del progetto. 

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