L’identificazione precoce delle malattie epatiche
Un nuovo progetto svilupperà biomarcatori di danno epatico sfruttando piattaforme di screening assistite dall’intelligenza artificiale
Nella maggior parte dei casi una diagnosi precoce potrebbe fermare la progressione della malattia: Liveraim è il più grande studio europeo di identificazione precoce delle malattie epatiche croniche.
Avviato nel marzo 2024, il progetto - che ha fra i partner il Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Torino - lavorerà sull’identificazione degli stadi iniziali della malattia, in particolare della fibrosi, che predice il potenziale di progressione della malattia, al fine di far regredire il danno epatico e prevenire l’insorgenza di cirrosi.
Con il sostegno di Innovative Health Initiative, il progetto è coordinato dal professor Pere Ginés dell’Università di Barcellona e ha avviato un’enorme cooperazione tra centri medici che coinvolgono esperti del settore e partner industriali con esperienza di lunga data nella gestione delle malattie del fegato.
“Il danno epatico spesso progredisce senza sintomi - sottolinea Elisabetta Bugianesi, professore ordinario di Gastroenterologia presso il Dipartimento di Scienze Mediche e coordinatrice del progetto per l’ateneo piemontese - e la malattia epatica può essere misconosciuta per lungo tempo, fino a quando i pazienti sviluppano cirrosi e carcinoma epatocellulare. L’obiettivo di Liveraim è sviluppare biomarcatori per l’identificazione precoce della fibrosi epatica, al fine di riconoscere i pazienti a rischio di progressione della malattia a livello di popolazione”.
Il progetto ha ricevuto 15 milioni di euro dalla Ue per sviluppare i biomarcatori, sfruttando piattaforme di screening assistite dall’intelligenza artificiale. I biomarcatori saranno validati in un ampio studio randomizzato su centomila individui provenienti da sei Paesi dell’Ue coinvolti nel progetto. “Questo processo consentirà interventi su misura, supportando lo sviluppo di una medicina personalizzata - conclude Bugianesi - L’obiettivo finale è abbassare la morbilità e la mortalità legate alle malattie epatiche e ridurre il loro onere economico sui sistemi sanitari”.