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L’importante è recuperare

Dalla ricerca universitaria agli impianti idrometallurgici, un’esperienza ventennale di economia circolare, con un occhio alle terre rare

Da ormai vent’anni, il Dipartimento di Ingegneria Industriale e dell’Informazione e di Economia (Diiie) dell’Università dell’Aquila è un soggetto autorevole per le attività di r&s e di trasferimento tecnologico su una tematica sempre più strategica, collegata a green economy ed economia circolare: il recupero di terre rare, metalli base e preziosi, nonché materiali critici da rifiuti elettronici, del settore automotive e industriali. A partire dall’inizio del secolo, lo staff internazionale coordinato dal professor Francesco Vegliò (più di una ventina di membri, fra professori ordinari, associati, ricercatori, post-doc, PhD e tecnici) ha allargato via via i suoi ambiti di competenza, in parallelo con la crescita dei diversi progetti affrontati (Life, Horizon, ministeriali). Nell’ambito di queste attività è stato realizzato un impianto pilota mobile di proprietà dell’Università con il deposito di quattro brevetti europei. Inoltre, partendo da iniziative di ricerca, l’attività si è arricchita con la nascita dello spin-off Swe - Smart Waste Engineering Srl (oggi una Pmi Innovativa) per progettare il trasferimento tecnologico dei processi sviluppati con l’Università. Infine, grazie all’azienda Bfc Sistemi, si è giunti alla realizzazione di impianti “chiavi in mano” per le soluzioni di processo sviluppate in questi settori. “È uno schema che sta funzionando bene - sottolinea Vegliò - L’attività di ricerca non rimane solo accademica ma viene concretizzata fino a una soluzione impiantistica, analizzata in termini sia economici sia di sostenibilità ambientale”. Tutte le attività sono incentrate a valle dei processi di riciclo (impianti di II livello) in cui il ciclo del trattamento delle acque costituisce parte integrante dello sviluppo del processo idrometallurgico. I feedstock analizzati sono molteplici: per fare solo qualche esempio, schede elettroniche, catalizzatori auto ed industriali, magneti permanenti, pannelli fotovoltaici; o minerali come rame, stagno,oro, argento, palladio, platino, rodio, manganese… Oltre, naturalmente, alle terre rare (neodimio, praseodimio, disprosio, terbio, europio): in questo caso, il Dipartimento di Ingegneria Industriale e dell’Informazione e di Economia sta seguendo un paio di progetti che riguardano il loro recupero, sempre tramite processi idro-metallurgici. E anche il 2025 sarà focalizzato su diverse iniziative riguardanti le terre rare e altre Crm (con un focus sul tema recupero argento e silicio da pannelli fotovoltaici): alcuni di questi, in fase di valutazione, riguardano iniziative con Paesi extra Ue come Norvegia e Kazakistan.  

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Impianti pilota Fenix per il recupero di rame e metalli preziosi da e-wsste
Impianto pilota Newre per il recupero terre rare

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