L’interazione bioelettromagnetica in aiuto dell’uomo
Università Sapienza di Roma: diversi progetti coordinati dal medesimo staff affrontano il rapporto fra campi elettromagnetici e il nostro organismo
Qual è l’interazione fra i campi elettromagnetici e il corpo umano? Gli studi sul bioelettromagnetismo hanno potenzialità enormi, applicabili a diversi aspetti, e c’è chi ci lavora ormai da almeno due decenni. È il caso dello staff del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Elettronica e Telecomunicazioni dell’Università Sapienza di Roma: le professoresse Micaela Liberti e Francesca Apollonio, con uno staff di una decina di persone, lavorano all’unisono su diversi progetti legati al tema, con un approccio multilivello.
“Le nostre ricerche - esordiscono le due docenti - partono dal livello molecolare, per esempio dai lipidi di membrane o dalle proteine, per risalire la scala biologica della complessità: dalla cellula sola alle colture di cellule fino alla sperimentazione più macroscopica, che si può concentrare sui singoli organi o sul sistema corpo umano. Con scenari che possono essere riproposti dal punto di vista modellistico”. Fra i numerosi progetti, a vari livelli, che vedono operare lo staff dell’ateneo capitolino, ce ne sono due particolarmente importanti (entrambi H2020), anche se decisamente diversi fra loro: uno legato agli aspetti protezionistici, per capire il potenziale impatto sulla salute dell’esposizione ai campi elettromagnetici; l’altro applicativo, per utilizzare le applicazioni biomedicali dei campi elettromagnetici a favore della salute umana. “Goliat” (5G expOsure, causaL effects, and rIsk perception through citizen engAgemenT), il primo, a coordinamento spagnolo (dottoressa Monica Guxens, ISGlobal), coinvolge più di 22 partner e riguarda lo studio delle esposizioni al 5G.
“È una tecnologia nuova, che ha microcelle molto distribuite all’interno degli ambienti urbani, con numerose antenne anche piccole. Il progetto è focalizzato su lavoratori e bambini: prevede anche studi epidemiologici, per capire i tipi di esposizione e gli eventuali effetti. Un progetto avviato da un solo anno, che nei prossimi prevede studi di laboratorio in vitro, in vivo, coinvolgimento di volontari e studi ‘in silico’, cioè esperimenti virtuali svolti al calcolatore”. Il secondo progetto (coordinato da un altro partner italiano, Enea, sotto la responsabilità della dottoressa Claudia Consales), si chiama “Riseup” (Regeneration Of Injured Spinal Cord By Electro Pulsed Bio-Hybrid Approach) e riguarda l’applicazione biomedicale dei campi elettromagnetici sull’uomo: in particolare la ricostruzione del tratto spinale lesionato tramite l’utilizzo di impulsi elettrici intensi.
“Un tema interessantissimo - sottolineano Apollonio e Liberti - Il progetto lo affronta a livello di esperimenti su piccole cavie animali ma la speranza, se i risultati saranno positivi, è quella di poter lavorare a progetti ulteriori anche sull’uomo”.