La resilienza della frutta al global warming
Il progetto Freeclimb aiuta le principali piante da frutto del Mediterraneo ad affrontare la siccità
I cambiamenti climatici stanno modificando molte cose in natura, compresa la frutticoltura. E la crescente siccità - che è una delle conseguenze più preoccupanti del climate change - condizionerà non poco, soprattutto nelle aree già calde, come per esempio il bacino mediterraneo. È proprio questo lo scenario su cui si muove il progetto “Freeclimb”, un “Prima” coordinato dal Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università di Milano e partecipato da soggetti di quasi tutti i Paesi affacciati sul mare nostrum (una condivisione allargata che può essere fondamentale per la riuscita delle attività). Partendo dall’influenza del global warming in agricoltura, il progetto ha l’obiettivo di individuare colture da frutto che possano avere caratteri di resistenza verso i cambiamenti climatici, in particolare appunto in situazioni di siccità: studia cioè i materiali genetici delle principali piante da frutto - gli agrumi, l’olivo e la frutta a nocciolo (pesco e albicocco in particolare) - per capirne la resilienza rispetto alla rarefazione delle piogge, oltre che alle principali malattie. “È un lavoro che facciamo principalmente sul campo, osservando gli alberi, ma anche attraverso l’analisi del genoma, per verificare se le caratteristiche positive possano essere associate a tratti utili a selezionare materiale vegetale migliorativo tramite i marcatori molecolari”, sottolinea il professor Daniele Bassi del Disaa milanese, responsabile del progetto. A circa di un terzo del percorso, il lavoro ha già dato alcuni primi risultati: “Abbiamo fatto rilievi in particolare sul pesco, la coltura su cui avevamo già costituito un precedente network europeo, che ci ha permesso di sfruttare questo vantaggio di posizione - continua il coordinatore - Inoltre, oltre che raccogliere dati di campo sui caratteri oggetto della ricerca, i partner scambiano materiale di propagazione per costruire una rete europea di collezioni di fruttiferi in diversi siti nei paesi del Mediterraneo, rete che in futuro ci permetterà di compiere osservazioni comuni: una situazione che ad oggi esiste solo per il pesco. Il progetto prevede anche un piccolo programma di incroci, favorito da scambi di pollini tra i partner, per cercare di ottenere materiale migliorativo, nell’ottica degli obiettivi che ci si prefigge”.