Le prospettive della trigenerazione
Un impianto innovativo e brevettato per la fornitura simultanea di potenza elettrica, frigorifera e termica
Un nuovissimo impianto di trigenerazione (potenzialmente scalabile da piccole taglie fino a grandi taglie), che esegue la conversione di una fonte termica (rinnovabile e non) in potenza elettrica, frigorifera e termica.
È l’idea geniale - e come tale anche brevettata, in varie parti del mondo - partorita da Stefano Briola e sviluppata dalla startup Tifeo, (nata nel 2018) nell’ambito del progetto Horizon 2020 “Regen-by-2”. Esso è coordinato dal professor Umberto Desideri dell’Università di Pisa, l’ateneo dove Briola ha studiato e ha iniziato a ipotizzare questa innovazione (prima di trasferirsi all’Università di Bolzano, dove attualmente lavora come ricercatore). Un progetto che è quasi a metà del cammino: dopo la conclusione della parte teorica nell’autunno 2022, gli ultimi due anni prevedono la costruzione del prototipo di impianto, in scala di laboratorio, e quindi la sperimentazione. “In commercio esistono altri impianti di trigenerazione - spiega Briola - ma con sistemi ben diversi. Di solito esiste un motore primo, a cui si accoppia un dispositivo per la parte frigorifera. Noi abbiamo concepito una cosa completamente diversa: un ciclo termodinamico per la produzione di tre effetti utili (elettricità, freddo e calore) tramite una serie di trasformazioni che prevedono l’uso di macchine bifase, (espansori e compressori) in grado di lavorare con fluidi bifase (sia liquidi che vapore). Un processo che fino a qualche anno fa sembrava impossibile a livello accademico, e che invece la ricerca ha reso fattibile”. Un impianto di questo tipo, una volta messo a regime, potrebbe essere utilizzato in diversi ambiti, dall’industriale al residenziale, dal terziario ai trasporti. “Siamo confidenti che i test empirici confermeranno diversi vantaggi dell’impianto”, continua l’ideatore. “In termini di efficienza con cui si esegue la conversione della fonte termica nei tre effetti utili. Quindi di flessibilità, ossia la capacità dell’impianto di soddisfare i fabbisogni energetici dell’utenza variabili nel tempo. Infine, compattezza, ossia minore ingombro”. Insomma, le aspettative sono molte. Ora servirà completare le fasi costruttiva e sperimentale, e quindi trovare il modo di portare l’impianto in scala di laboratorio a livello industriale partecipando a ulteriori bandi, a meno che l’idea non attragga qualche investitore.