Mariateresa Mancuso: il 5G può nuocere all’organismo?
SeaWave: uno studio ricerca i possibili effetti della nuova tecnologia comunicazione sulle parti più “esposte” del nostro corpo
Il 5G è ormai realtà. La quinta generazione della tecnologia cellulare porterà enormi vantaggi alla nostra vita quotidiana.
Ma c’è anche chi si interroga sui suoi possibili pericoli, in primis per quanto riguarda l’impatto sulla salute. Indagare i possibili rischi dell’esposizione ai campi elettromagnetici prodotti dal 5G è l’obiettivo di un progetto multidisciplinare avviato da pochi mesi, “SeaWave” (seawave-project.eu), di cui è partner anche il Laboratorio Tecnologie Biomediche dell’Enea. Il progetto tratta diverse tematiche legate all’esposizione 5G con lo scopo di approfondirne alcuni aspetti protezionistici. “
La nuova tecnologia opera su tre diverse bande di frequenze - spiega Mariateresa Mancuso, responsabile del progetto per Enea - La nostra attenzione sarà però rivolta esclusivamente alle cosiddette ‘onde millimetriche’ (27.5 GHz) e ai loro effetti sulla salute, a causa della scarsezza degli studi scientifici a questa elevata frequenza”. Sebbene la profondità di penetrazione nei tessuti di un campo elettromagnetico a questa frequenza sia piuttosto ridotta (poche centinaia di micron), trattandosi di esposizioni prolungate, di molte ore al giorno, l’indagine dell’Enea si concentrerà sul valutare in modelli sperimentali le possibili conseguenze dell’esposizione cronica al segnale 5G degli organi più superficiali: “la cute, per verificare l’insorgenza di eventuali forme tumorali; l’occhio, perché essendo un organo non schermato può essere più a rischio; l’apparato riproduttore, con analisi della fertilità, visto che gli smartphone possono essere tenuti spesso in tasca”, chiude Mancuso”.