Nuova vita per il suolo
Cnr: un progetto Life coordinato in Italia cerca soluzioni per combattere il degrado del suolo, dovuto anche al climate change
Il degrado del suolo, sul nostro pianeta, può essere dovuto a diversi fattori e certamente anche i cambiamenti climatici concorrono al riguardo. Combattere la tendenza al degrado è uno degli obiettivi che si è data l’Unione Europea: rientra in questa logica il progetto Life+ “NewLife4Drylands”, coordinato dall’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Cnr, e in via di conclusione (a giugno 2024) dopo tre anni di lavori. Utilizzando le soluzioni di telerilevamento oggi disponibili - da piattaforme satellitari, ma anche da droni - i ricercatori impegnati in questo progetto hanno un obiettivo importante: individuare le migliori soluzioni possibili di “restoration”, progettarle e validarle, per fornire poi ai decisori politici le indicazioni necessarie a mettere in atto strategie monitorabili nel tempo per recuperare i terreni degradati.
“Si tratta di un lavoro articolato - spiega Paolo Mazzetti del Cnr, coordinatore del progetto (cui partecipano, fra gli altri partner, anche l’Ispra e Università La Sapienza) - Basandoci sulla caratterizzazione delle aree che abbiamo preso come casi di studio, Alta Murgia e Palo Laziale, in Italia, oltre a siti spagnoli e greci, abbiamo effettuato una selezione di potenziali indicatori e indici derivanti dal telerilevamento (alcuni generali, altri specifici) e ora dobbiamo fornire un modello di monitoraggio, una base di conoscenza che lega i processi di degrado alle varie soluzioni potenziali.
Su questa base l’obiettivo sarà fornire un protocollo che descrive gli elementi del processo che il decisore potrà mettere in atto per la scelta delle migliori ‘Soluzioni Basate sulla Natura’ per il ripristino di aree degradate e per la rilevazione nel tempo dell’efficacia delle soluzioni adottate”. La finalità, insomma, è quella di fornire uno strumento operativo, efficace e anche potenzialmente a basso costo, visto che si basa sull’utilizzo prevalente di dati satellitari aperti e gratuiti. A tre quarti del lavoro, gli indicatori e gli indici sono stati individuati e il modello di monitoraggio è in via di rilascio:
“Siamo anche nella fase di pubblicazione del primo draft del protocollo, che nei prossimi mesi porteremo in discussione con alcuni stakeholder locali in Italia, Spagna e Grecia, non a caso tutte nazioni nel bacino del Mediterraneo particolarmente affette da problemi di degrado del suolo. Poi organizzeremo un evento finale a Roma, in primavera, per presentare i risultati del progetto che già oggi, comunque, sta dando risultati molto positivi: basti pensare che siamo stati citati in una delle call Horizon sulla Soil Mission. Una bella soddisfazione”.