Nuovi modelli di rischio per patologie cardiovascolari
Uno studio congiunto, che ha dato buoni risultati, ha messo a confronto popolazioni diverse per stili e abitudini come l’italiana e la finlandese
In Europa, circa il 45% dei decessi è legato a patologie cardiovascolari. Molti di questi, probabilmente, potrebbero essere evitati con adeguati interventi preventivi: è un problema che la ricerca sta affrontando un po’ ovunque, e che rappresenta anche il contenuto del progetto “PerCard”, che coinvolge a Milano il Politecnico e il Centro Cardiologico Monzino Irccs (finanziati dalla Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica della Regione Lombardia), l’Eh Ludwisburg e ha come lead partner l’Università finlandese di Tampere. Obiettivo del progetto, arrivato ormai a chiusura, era sviluppare nuovi modelli di rischio nell’ambito delle patologie cardiovascolari: nella logica per cui avendo specifici indicatori di rischio, si può cercare di impattare sul verificarsi di eventi avversi. “Il nostro studio si basa su due popolazioni molto diverse anche come stili di vita, quella italiana e quella finlandese: una cosa nuova, perché solitamente i dati riguardano solo una popolazione, e sono testati su quella - sottolinea il professor Luca Mainardi del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano, referente per il progetto nella struttura milanese - Per farlo, ci siamo anche basati sull’Intelligenza Artificiale, ma usata in maniera specifica: tarando cioè gli algoritmi su una popolazione e verificandone le prestazioni sull’altra, anche in base alla considerazione che vanno adattati a sistemi di cura differenti”. In particolare, la ricerca si è concentrata sull’aspetto di rischio di sviluppo di fibrillazione atriale nei pazienti ricoverati a seguito di infarto miocardico. “Abbiamo utilizzato dati retrospettivi raccolti su alcune migliaia di pazienti - continua Mainardi - ricavandone un modello che funziona discretamente su entrambi i target geografici: quindi l’obiettivo principale si può dire raggiunto. Inoltre, partendo dagli indicatori specifici di rischio individuati, abbiamo identificato una serie di fattori modificabili, su cui poter intervenire. “Siamo soddisfatti - chiude il professore - sia dei risultati importanti raggiunti sia della fruttuosa cooperazione tra paesi, che ha portato alla creazione di un network di competenze spendibile in futuri progetti. Adesso sarà importante verificare i risultati nello studio prospettico attualmente in corso e capire se il sistema di supporto alle decisioni, sviluppato nel progetto, possa venire adottato nella pratica clinica”. “Siamo orgogliosi di aver finanziato il progetto PerCard, nato da una collaborazione internazionale che coinvolge il Politecnico di Milano e il Centro Cardiologico Monzino - dichiara Veronica Comi, direttore generale della Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica - A oggi le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte a livello globale e in Italia, con circa 17 milioni di decessi all’anno nel mondo e 230.000 in Italia. Proprio per questo, risulta a dir poco fondamentale mettere a terra iniziative efficaci. I risultati ottenuti rappresentano un importante primo passo verso terapie sempre più efficaci per le patologie cardiovascolari”.
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