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Prevedere eruzioni e terremoti

Una tecnologia all’avanguardia potrebbe prevedere sismi o eruzioni molte ore prima dell’evento

Prevedere l’arrivo di terremoti o di fenomeni eruttivi con largo anticipo,può essere evidentemente cruciale in termini di sicurezza per la popolazione, a qualunque latitudine: attualmente esistono tecnologie che cercano di raggiungere questo obiettivo, ma hanno costi elevati e preavvisi minimi.

 

Oggi però i risultati di “Sic nano for picoGeo”, un H2020 giunto a chiusura dopo quattro anni e mezzo di lavoro, potrebbero migliorare considerevolmente la situazione, permettendo di “prevedere” l’arrivo dei fenomeni molte ore prima.
A differenza degli attuali sistemi, che si basano su tecnologie idrauliche, il nuovo progetto ha sviluppato un dispositivo ottico-meccanico (Moms) basato sul carburo di silicio, applicandolo al campo geofisico.

 

“Si tratta di una attività davvero avveniristica - sottolinea Francesco La Via dell’Imm - Istituto per la Microelettronica e i Microsistemi del Cnr di Catania, coordinatore del progetto - Grazie a un lavoro interdisciplinare che ha coinvolto almeno una trentina di specialisti di vari ambiti, abbiamo dato vita a un sensore ottico che ora stiamo testando sull’Etna, installandolo in profondità a 150 metri nella roccia”.

 

I fondi del Pnrr dovrebbero permettere nei prossimi mesi, a progetto finito, di sperimentare il sensore anche in ulteriori postazioni: “A giudicare dai test svolti in laboratorio, il dispositivo dovrebbe funzionare. Ora arriva la parte complessa: occorre effettuare bene le installazioni, quindi sviluppare l’elettronica e il software che gestisce il sensore, e gestire la trasmissione dei dati all’Ingv, pur dovendo farli passare da luoghi non serviti tanto bene dalla rete”. Aspetti pratici fondamentali per riuscire in un intento che sarebbe davvero rivoluzionario.

 

“Dobbiamo captare un segnale che dia un preavviso con molto anticipo rispetto all’evento. Il nuovo sensore ha un doppio vantaggio rispetto alle soluzioni attuali: non solo in termini di sensibilità, almeno tre ordini di grandezza migliore rispetto alle attuali tecnologie, il che permette un preavviso alla popolazione molto maggiore, ma anche dal punto di vista economico, perché un sensore completo costa poche migliaia di euro contro i 60.000 o più degli attuali sensori idraulici.

 

Inoltre, con questo nuovo strumento si potranno studiare in maniera molto più dettagliata i comportamenti dei vulcani e prevederne le eruzioni, sia quelle effusive sia quelle esplosive, grazie alle deformazioni misurate precedentemente a questi eventi. Infine, questo sensore potrebbe avere applicazioni in svariate regioni del pianeta: dall’Islanda dove c’è un’alta concentrazione di vulcani, alla California, Giappone e Turchia dove esistono diverse faglie che generano terremoti disastrosi per la popolazione.

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In questo momento l'innovativo sensore ottico è in fase di test sull'Etna, installato ad una profondità di 150 metri nella roccia

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