Rivestimenti biodegradabili derivati da biomasse
Un esempio perfetto di economia circolare: realizzare coating di alta qualità dagli scarti agroindustriali. Il progetto Ecofunco, H2020 coordinato da Instm-Unipi
È possibile sviluppare rivestimenti biodegradabili di alto valore partendo dalle biomasse, raggiungendo così un doppio obiettivo dal punto di vista della sostenibilità ambientale? È quel che si prefigge Ecofunco, un progetto che ha ricevuto finanziamento dal BBI-JU Bio Based Industries
Joint Undertaking sotto l’European Union’s Horizon 2020 Research and Innovation Programme, con Grant Agreement n°837863 e coordinato da INSTM Consorzio Nazionale Interuniversitario di Scienza e Tecnologia dei Materiali, unità dell’Università di Pisa, Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale e compartecipato da diverse altre università italiane. A quasi metà del cammino, il lavoro sta già andando verso la fase applicativa: dopo aver messo a punto l’estrazione e studiato la caratterizzazione delle materie estratte dagli scarti del settore agroindustriale (la cutina, derivante dalle bucce di pomodoro, di melone e di mela; chitina e chitosano, provenienti da crostacei e ife; proteine da scarti di bucce di legumi), il gruppo di ricercatori del progetto ha effettuato test applicando i coating prodotti per verificarne l’omogeneità e stabilità. “I primi risultati sperimentali sono molto positivi - spiega Patrizia Cinelli, coordinatrice del progetto - ma dobbiamo selezionare i materiali migliori, anche in termini di durata nel tempo, e di prestazione verso le proprietà barriera ai gas, barriera all’acqua e proprietà antimicrobiche. In futuro questi coating potranno essere utilizzati per materiale multi-strato da imballaggio alimentare sia a base plastica che cellulosica quale carta e cartoncino, o anche monouso del settore cosmetico come salviette struccanti”. I coating che Ecofunco sta sperimentando in futuro saranno sviluppati anche a livello industriale. “Oggi spesso i rivestimenti di plastica non sono biodegradabili, il che crea problemi di smaltimento anche per i mono uso in carta - continua Cinelli - Al contrario, se riuscissimo a dare vita a un prodotto biodegradabile e che, in più, sia derivato da scarti di produzione, il risultato entrerebbe a tutti gli effetti in una perfetta ottica di economia circolare e sostenibilità”. Un’operazione di questo tipo, infatti, permetterebbe al produttore agricolo di valorizzare i propri scarti: non solo vedrebbe diminuiti se non azzerati i propri costi di smaltimento, ma potrebbe addirittura trarre profitto dai propri scarti se riuscisse a rivenderli a chi li riutilizza per produrre nuovi materiali. Con soddisfazione di tutti, ambiente in primis.