Stampare metalli in 3D
È lo scopo di un progetto Prin che coinvolge diverse eccellenze italiane
La stampa in 3D di una quantità ormai infinita di tipologie di manufatti è certamente un settore in costante sviluppo negli ultimi anni. Fra le sfide che la ricerca si trova davanti, c’è quella legata ai materiali da utilizzare per raggiungere risultati sempre più performanti e sostenibile (anche dal punto di vista economico). È questo l’obiettivo di un Prin curiosamente denominato “Mamma” (acronimo di Multiple Advanced Materials Manufactured by Additive technologies), un progetto di interesse nazionale coordinato dall’Università di Catania che ha come partner anche i Politecnici di Milano e Torino, La Sapienza di Roma, l’Univerità del Sannio e il Cnr. “L’obiettivo finale è ottimizzare la produzione con stampa polimerica di oggetti ceramici o interamente metallici”, sintetizza il professor Gianluca Cicala dell’ateneo catanese, responsabile del progetto. L’idea è quella di iniziare il processo con materiali polimeridi, che sono facili da stampare: per poi aggiungere via via trattamenti successivi e arrivare a una parte finale metallica in acciaio inossidabile. “In questo modo - continua il professore - partendo da un investimento ridottissimo, si riescono a stampare in 3D pezzi metallici che prima erano costosissimi. E se in passato l’aspetto economico tagliava fuori le piccole-medie imprese dalla produzione di questi pezzi, grazie al nostro sistema è possibile partire anche con investimenti piccoli, almeno per i primi passi”. Per questo, giunto al termine del secondo anno, il progetto sta già riscontrando l’interesse concreto di diverse aziende, a partire proprio dalla Sicilia. E se la base del progetto riguarda una tecnica legata alla stampa metallica, fra le applicazioni previste da “Mamma” - e dallo spinout “Ama” che ne è derivato - c’è anche il vasto campo del biomedicale, o di settori analoghi, utilizzando a questo scopo specifici biomateriali, di cui si occupa in particolare lo staff di progetto del Politecnico milanese. Mentre l’analoga istituzione torinese, all’interno della quale esiste un centro di competenza sulla stampa additiva tradizionale, supporta il progetto nella fase di selezione dei metalli e di confronto con le tecniche tradizionali.