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Il professor Marcello Massimini e il gruppo di lavoro

Un problema di coscienza

Come si comporta il cervello quando passa da stati coscienti al sonno, e viceversa? Uno studio all’avanguardia fornisce nuove risposte

“Human Brain Project”, di cui si racconta nella pagina a fianco, è un progetto dalle dimensioni davvero inconsuete, che racchiude al suo interno numerosi campi d’azione all’avanguardia.
Uno dei più significativi è certamente quello coordinato dallo staff del Dibic dell’Università di Milano condotto dal professor Marcello Massimini, che da anni si occupa di neurofisiologia (“siamo elettricisti del cervello”, scherza il professore) e che qui studia un aspetto cruciale: capire come si comporta il cervello nei diversi stati di coscienza. “La struttura anatomica e fisica del cervello passa, senza modificarsi, dallo stato in cui ospita l’universo cosciente a quello del nulla, dell’incoscienza: succede nel sonno ma anche durante anestesia, o di gravi lesioni cerebrali”, spiega Massimini. 
“Se i requisiti strutturali sono i medesimi, dobbiamo capire perché a volte il cervello funziona in modo compatibile con la presenza della coscienza, e a volte no. Non è semplice perché anche quando la coscienza se ne va, il cervello rimane attivo”.
Il problema viene affrontato da due prospettive: dal lato scientifico, cercando di capire i meccanismi neuronali che fanno la differenza fra l’attività del cervello con coscienza e quello senza; dal lato pratico, sviluppando misure oggettive per evidenziare se un paziente ha recuperato la coscienza, anche se dal di fuori non si vede.
Proprio quest’ultimo aspetto della ricerca ha prodotto recentemente risultati molto rilevanti, tanto da avere ottenuto riconoscimenti importanti e copertine di prestigiose riviste internazionali. “Abbiamo sviluppato un metodo per cogliere i primi segni del ritorno della coscienza dopo il coma; la tecnologia funziona come un radar: si invia un impulso magnetico nel cervello e si registra l’eco elettrico di ritorno. Più questo segnale di ritorno prodotto dal cervello in risposta alla stimolazione è complesso, più è viva la coscienza. La metodica è stata validata in diverse condizioni (sveglia, sonno, anestesia), e poi è stata portata al letto dei pazienti in coma, dimostrandosi in grado di rivelare la presenza di coscienza anche in casi molto difficili”. Ora, lavorando con un partner finlandese, Nexstim, è stato sviluppato un prototipo ottimizzato per utilizzo clinico; questo approccio è attualmente utilizzato presso la Fondazione Don Gnocchi di Milano, sta per essere introdotto in due ospedali negli Stati Uniti e, in futuro, potrebbe diventare uno strumento standard. 

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