Una piattaforma contro le epidemie
Un articolato network europeo sta mettendo a punto un’infrastruttura che permetta risposte rapide e condivise in caso di future emergenze globali
Durante il Covid, è stato importante capire che alcuni farmaci - utilizzati per differenti scopi terapeutici - avevano effetti benefici anche contro il nuovo virus: è stato altrettanto importante condividere queste scoperte con la comunità medico-scientifica. Così ora, in previsione di possibili nuove epidemie.
L’Unione Europea sta cercando di mettere a sistema questa metodologia di lavoro: il progetto Avithrapid, un Horizon Europe coordinato dal Fraunhofer Institute di Amburgo e con 18 partner di otto Paesi, ha dunque l’obiettivo principale di dare vita a una piattaforma condivisa, pronta per lo sviluppo di nuovi trattamenti antivirali ad ampio spettro, nel più breve tempo possibile. Un lavoro che impegnerà per i prossimi anni diversi enti di ricerca ed Università europei: fra questi molti partner accademici (le Università di Napoli Federico II, Tuscia, Siena, Cagliari, Roma Tor Vergata, l’Elettra Sincrotrone di Trieste, l’Istituto Spallanzani, Euresist Network Geie e l’Istituto di Malattie Tropicali svizzero), l’industria Dompé farmaceutici e anche la svizzera Chelonia. Quest’ultima collabora da sempre con i migliori centri ricerche e industrie supportando lo sviluppo di piattaforme di ricerca e sviluppo, con focus particolare su data science, e che in Avithrapid ha il ruolo di responsabile della disseminazione, uno degli obiettivi fondamentali per un progetto di questo tipo. “Siamo partiti dal virtuoso esempio della piattaforma Exscalate, messa a disposizione da Dompé e già utilizzata durante la pandemia, con l’obiettivo di creare un workplan efficace ed efficiente in ogni situazione per lo sviluppo di antivirali: dalla ricerca del composto (utilizzando anche l’intelligenza artificiale) fino al clinical trial”, spiega l’ingegner Silvano Coletti, Ceo di Chelonia.
Per sperimentare questo nuovo sistema, sono state scelte come test alcune malattie virali - come Zika e Dengue - oggi spesso all’attenzione generale per problemi sorti anche in paesi che fino a pochi anni fa non li conoscevano. “Noi cerchiamo di riposizionare i farmaci e portarli in clinica - continua Coletti - Vogliamo dimostrare che questa infrastruttura è utile per trovare nuove soluzioni antivirali in tempi rapidi ma anche per predisporre una piattaforma collaborativa aperto anche all’industria. L’output finale è quello di portare in clinica almeno una molecola che confermi l’efficacia sulle malattie emergenti, ma soprattutto dimostrare che l’infrastruttura sviluppata può effettivamente divenire una nuova piattaforma fondamentale in caso di future epidemie e pandemie”.