Velivoli urbani: il problema è il rumore
Uniroma Tre, allo studio una serie di migliorie acustiche che possano permetterne la diffusione
La mobilità urbana del futuro sarà sempre più legata a spostamenti via aria. Viaggeremo su piccoli velivoli da pochi posti, simili a elicotteri o a grandi droni, che già oggi si stanno affacciando sul mercato in via sperimentale come aerotaxi. A renderne ancora difficile la proliferazione, paradossalmente, non sono però aspetti tecnologici legati al movimento in volo, bensì principalmente problemi di acustica: i prototipi a oggi esistenti fanno troppo rumore per pensare di utilizzarli in maniera massiccia sui cieli delle nostre città. Affronta questa tematica il progetto “ERaCLE”, un H2020 a coordinamento tedesco (lo guida la IBK-Innovation) che ha come partner industriale AirBus: si occupa di interazioni acustiche tra eliche spingenti, con possibile applicazione su propulsione distribuita. L’obiettivo è quello di affrontare il problema acustico grazie all’inserimento nel velivolo di molte eliche, distanti fra loro e alimentate elettricamente. “Dal punto di vista tecnico ne servono diverse, perché il motore elettrico può guidare solo eliche relativamente piccole in termini di potenza - spiega il professor Roberto Camussi del Dipartimento di Ingegneria dell’Università Roma Tre, che è uno dei partner del progetto - A Roma ci occupiamo di tutta la parte di testing sperimentale: le misure, l’analisi dei dati, l’ottimizzazione di un modello che fornisca la previsione dei dati stessi”. Il modello è ormai completato, ma la soluzione per eliminare il rumore non è semplice: “Dobbiamo effettuare analisi parametriche per capire qual è la configurazione geometrica meno impattante”. Per questo saranno fondamentali i test già programmati per settembre nella galleria del vento di Pininfarina, a Torino. “Faremo diverse prove, con varie configurazioni, per definire la migliore: sperando che il livello acustico raggiunto sia sufficiente. Ma il lavoro dovrà comunque proseguire”. E proprio Roma Tre sarà capofila di un nuovo H2020 che prosegue le ricerche in corso: si chiama “Venus”, partirà ad aprile e durerà tre anni e mezzo. Un lasso di tempo in cui mettere a punto le modalità più adeguate per i velivoli urbani del futuro.