Verso il riciclo delle batterie
Tecnologie di frontiera per un processo ancora giovane, ma destinato ad avere impatti importanti in un prossimo futuro
Nell’era della sostenibilità ambientale e dell’economia circolare, riciclare è un imperativo che si applica ormai a molteplici settori. In certi contesti, però, non mancano i paradossi: per esempio, la tecnologia per il riciclo è più avanzata rispetto ai materiali che possano essere effettivamente riciclati…
È quel che accade nel campo delle comunissime batterie al litio. Fra i loro componenti fondamentali c’è il cobalto, che però è una sostanza tossica e costosa; oggi stanno diventando mainstream anche dispositivi di valore inferiore, con tecnologia Lfp (cioè batterie con ioni di litio, ferro e fosfato). “Renovate” è il progetto Horizon Europe che da inizio 2024 si occupa proprio di arrivare a riciclare queste ultime: definendo processi di frontiera che permettano di recuperare i materiali delle batterie originarie e utilizzarli per dare vita ad altri prodotti dalla tecnologia meno complessa, rigenerandoli con un processo di ricondizionamento che non comporta trattamenti a livello metallurgico. “Se ricicliamo Lfp, ovvero una tecnologia meno costosa, anche i processi di riciclo diretto sono meno impattanti - spiega Eliana Quartarone del Dipartimento di Chimica dell’Università di Pavia, coordinatrice del progetto per conto del consorzio interuniversitario sui materiali Instm, lead partner di Renovate - il procedimento è molto più veloce, con meno step, un impatto ambientale più basso dal punto di vista del carbon footprint, e una maggiore capacità di riciclo. In più possiamo recuperare altre componenti di un certo valore, dai fogli metallici alle plastiche, alla grafite, che oggi vengono sacrificati. A Pavia, in collaborazione con Milano-Bicocca, in particolare lavoriamo sull’aspetto chimico: puntiamo a recuperare più del 95% delle componenti di una batteria, cercando anche di valorizzare gli scarti dei processi”. Oggi però l’offerta è ancora maggiore della richiesta. “In quest’ambito, il mercato del riciclo è ancora in movimento - continua Quartarone - per ora ci sono solo scarti di produzione, in Europa esistono pochissime gigafactory: fra queste, una sta nascendo a opera di Faam, primaria azienda italiana che è partner del progetto. I grossi volumi arriveranno nel 2040”. Intanto va sviluppata la tecnologia, oggi ancora giovane: il progetto la validerà solo a livello di laboratorio, mentre in contemporanea creerà una piattaforma digitale che andrà collegata al “passaporto della batteria”, obbligatorio dal 2027. Infine, c’è un lavoro importante di clustering con altri progetti europei (come I3-Batmass e He-Automat) e di informazione agli stakeholder: il 23 ottobre al Politecnico di Milano è già in programma un evento specifico al riguardo.
A Pavia si lavora sull’aspetto chimico puntando a recuperare più del 95% delle componenti di una batteria e cercando di valorizzare gli scarti dei processi
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