In prima linea, sempre
Un 2020 di crescita spinge Indutex a guardare al futuro con determinazione ed entusiasmo
“Poco prima che la pandemia scoppiasse in Italia e in Europa avevamo il magazzino già vuoto, poiché le nostre tute per la protezione biologica erano già state inviate in Cina, per contenere i primi focolai. Quando il virus è giunto anche da noi, abbiamo scelto innanzi tutto di servire ospedali e Croce Rossa, mettendo in coda il settore industriale. Solo recentemente abbiamo ricominciato a servire i nostri clienti storici, soprattutto del settore farmaceutico che, nel breve periodo, sarà in fase di ulteriore espansione. Nel frattempo abbiamo raddoppiato la capacità produttiva sia nell’headquarter di Corbetta, solitamente destinato alla R&S, sia nelle sedi in Tunisia e Romania”. Esordisce così Paolo Maria Rossin, Ceo di Indutex, impresa storica fondata negli anni Settanta dal padre Mario Carlo Rossin, recentemente scomparso. Fu proprio lui, nel 1977, a confezionare il primo indumento di protezione individuale in tessuto-non tessuto in un piccolo laboratorio nel suo garage. Da allora, l’azienda è sempre cresciuta con prodotti che, nel tempo, si sono differenziati nei materiali e nel confezionamento per soddisfare livelli di protezione adeguati a diversi livelli di rischio. Le tute protettive studiate nella sede di Corbetta, prodotte e confezionate nelle fabbriche in Tunisia e Romania, vengono vendute a ospedali, forze di soccorso, aziende chimiche e farmaceutiche e a tutti coloro che, nel mondo del lavoro, desiderano affrontare i rischi in sicurezza. “Nel 2019, Indutex ha realizzato un giro d’affari da 20 milioni di euro. Un risultato notevole in un periodo di sostanziale tranquillità, mentre il 2020 è iniziato con un gran fermento, che ha spinto diverse società ad alzare il livello di protezione. L’emergenza successivamente ha stravolto tutti i programmi aziendali. Da fi ne febbraio non ci sono state ferie, permessi, lockdown: in Indutex non ci si è fermati un secondo per assicurare forniture adeguate a tutti i clienti storici e ai nuovi che, complice la pandemia, hanno trovato nel nostro marchio un partner affidabile e credibile, seppur avessimo richieste per milioni di pezzi”. Massima capacità produttiva, aumento del personale e misure rigidissime di sicurezza sono state adottate nelle sedi della ditta, spesso operando in un silenzio irreale ed emozionante durante il lockdown, poiché la filiera di Indutex, come confermato dalle istituzioni, era equiparabile a quella alimentare e dunque non poteva arrestarsi. “Abbiamo garantito la sicurezza di tutti i dipendenti. Termoscanner all’ingresso, mascherina chirurgica obbligatoria, igienizzazione e distanziamento sono stati da subito la regola. Ho istituito anche lo smart working ma tutti, comprendendo il momento complesso, hanno ritenuto di venire in azienda, nel rispetto dei protocolli”. Altri motivi di vanto per Indutex sono stati un senso etico-morale e una deontologia professionale inappuntabili, da sempre veri leitmotiv aziendali, come racconta Rossin: “Stiamo effettuando investimenti importanti per aiutare un numero crescente di persone: i nostri clienti infatti salvano vite umane. Non abbiamo mai speculato sulla salute della gente e abbiamo mantenuto gli stessi prezzi del 2019”. Quando tornerà la normalità e cosa apprendere da questa fase storica? Abbiamo chiesto, in conclusione. “A mio avviso si potrà iniziare a parlare di normalità alla fine del 2021, inizio 2022, con l’avvento di cure affidabili. Credo che, in generale, l’emergenza abbia insegnato a ognuno di noi quanto sia importante dotarsi di adeguati indumenti di protezione, dalla semplice mascherina nella vita quotidiana a vere e proprie tute col cappuccio negli ambienti lavorativi. Ogni giorno lavoriamo affinché questi prodotti siano sempre più all’altezza delle nuove sfide”.
INDUTEX SPA