Lo Spazio italiano guarda all’Africa
Mariano Bizzarri. Ci si potrà riprodurre nelle colonie terrestri su Marte? È possibile contrastare l’alterazione della funzione ormonale? Le possibilità future o futuristiche della telemedicina? Ce ne parla il professor Mariano Bizzarri, componente del nuovo tavolo tecnico-scientifico interministeriale
Da pochi giorni sono stati resi noti i nomi dei cinque componenti del tavolo tecnico-scientifico che lavoreranno al comitato interministeriale per lo spazio (Comint) e a cui viene demandata l’analisi per la programmazione nazionale delle attività spaziali.
Il tavolo, presieduto dal generale Francesco Federici - consigliere militare della Presidenza del Consiglio - comprende Mariano Bizzarri, professore di Patologia Clinica all’Università La Sapienza di Roma, direttore del Laboratorio di Biomedicina Spaziale, grande esperto di tematiche aerospaziali, in virtù di una lunga attività che lo ha visto anche, in passato, come presidente del Consiglio Tecnico Scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana. “L’Italia è uno delle nazioni europee all’avanguardia nel settore aerospaziale - esordisce il professore - ed è uno dei primi tre fondatori di Esa, impegnato oggi su tutti in fronti della ricerca spaziale, investe una cifra annuale importante, pari a quella della Francia, e vanta relazioni bilaterali significative con la Nasa e gli Stati Uniti, con paesi emergenti nel settore spaziale come Brasile, Giappone e India, e naturalmente con la Russia, senza la cui collaborazione la Stazione Spaziale non esisterebbe”.
Nell’ambito dei rapporti con la ricerca aerospaziale statunitense, ci sono aspetti che riguardano molto da vicino il lavoro quotidiano di Bizzarri e del suo staff alla Sapienza. “Nelle prossime settimane sarà compito del colonnello Villadei, nostro astronauta nella prossima missione Italia-Nasa, portare avanti alcuni esperimenti scientifici nati dal mio laboratorio che hanno l’obiettivo di valutare lo stato ormonale in situazioni di microgravità, e le sue ricadute sul controllo endocrino e la fertilità. Una ricerca che dovrebbe permetterci di capire come il sistema degli ormoni possa essere alterato, e in quale misura sia possibile la riproduzione di ovociti ed embrioni in un campo situazione micro-gravitazionale”.
È un discorso in prospettiva: che succederà se - come ormai molti prevedono - in un futuro non troppo lontano esisteranno colonie terrestri su Marte? Ci si potrà riprodurre? “Noi abbiamo alcuni dubbi sul fatto che ciò sia possibile - sottolinea il professore - Anche per questo la dottoressa Valeria Fedeli, che lavora nel mio laboratorio, si sposterà negli Usa in concomitanza con la spedizione spaziale: per capire se è possibile contrastare l’alterazione sulla funzione ormonale con farmaci o sostanze che abbiamo studiato proprio qui alla Sapienza, in collaborazione con la società Ali Scarl di Napoli”. Ma c’è un altro ambito geografico, visto in ottica spaziale, che sta particolarmente a cuore a Bizzarri, e che farà certamente parte del suo nuovo impegno come coordinatore del comitato interministeriale: il continente africano, l’unico che non oggi ha accesso diretto allo spazio. “Eppure - racconta Bizzarri - anche se non molti lo sanno, l’Africa ha una base spaziale che è appunto italiana: venne costruita a Malindi, in Kenia, negli anni Sessanta, e servì per spedire in orbita il terzo satellite, dopo quelli russi e americani. Una base equatoriale strategica per posizionare ma da tempo inutilizzata. L’idea che porterò avanti, di concerto con il Governo, è quella di utilizzarla per fornire un supporto per le attività spaziali a carattere economico nei confronti dei paesi africani e dei vicini paesi arabi.
Pensiamo alla possibilità di offrire un “servizio di navetta, cioè al lancio di piccoli satelliti al servizio delle nazioni dell’area che ne hanno bisogno. Con esiti che riguardano anche la telemedicina: potremmo fornire agli utenti sensori tramite i quali si possono registrare diversi parametri collegati con centri di eccellenza italiana, e fornire aiuto ai paesi africani. È un settore su cui lavoro da tempo, e anche alla Sapienza c’è un nuovo laboratorio di medicina spaziale, realizzato in collaborazione con Thales Alenia Space: l’obiettivo non è solo la ricerca, ma anche fornire un impulso per la formazione di persone di alto livello tecnico sui temi più svariati, compresa la cybersicurezza”.