Università La Sapienza di Roma: in testa alla graduatoria per altri cinque anni di eccellenza
Dal Dima dell’Università “La Sapienza” di Roma un progetto che si basa su tre pilastri: Green Mechanics, Green Space e Digital Twins
Quelli appena avviati saranno cinque anni decisamente intensi per il Dima, il Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale dell’Università “La Sapienza” di Roma.
Il Dipartimento è infatti giunto primo alla quinquennale call ministeriale destinata alle omologhe strutture dei vari atenei italiani, presentando uno specifico progetto di eccellenza: una vittoria che comporterà, fra il 2023 e il 2027, uno specifico lavoro su programmi innovativi, oltre al “normale” coinvolgimento su altri fronti significativi, dal Pnrr al Rome Technopole.
“Siamo davvero entusiasti - esordisce il direttore del Dima, Antonio Carcaterra - Essere arrivati primi in questa graduatoria presuppone varie cose, non solo la proposta di un progetto interessante e all’avanguardia, ma anche la validità dei risultati ottenuti in passato e il riconoscimento della nostra capacità di produrre ricerca in maniera adeguata. E il quinquennio che ci aspetta, a questo punto, potrà essere foriero di molte novità: con la possibilità per il Dipartimento di ottenere finanziamenti importanti, per incrementare sia la presenza dei giovani, che le attrezzature tecnologiche”.
Nello specifico, il progetto d’eccellenza presentato dal Dima si basa su tre pilastri. I primi due sono Green Mechanics e Green Space, ovvero meccanica e aerospazio: ambiti in stretta connessione, che vedono il Dima in prima linea da anni. La parte più nuova ha invece a che fare con la digitalizzazione nella logica dei digital twins, con l’obiettivo di sviluppare gemelli digitali di dispositivi industriali (anche in questo caso, la capacità di fare modellazione numerica di sistemi fisici complessi fa parte del know-how radicato del Dipartimento romano).
“Per quanto riguarda la Green Mechanics - sottolinea Carcaterra - saremo impegnati intanto sul versante dell’energia, con focus specifici sull’eolica, sui sistemi di conversione di energia marina in elettrica, e su attività che integrano queste energie in rinnovabili. Poi c’è tutta parte legata ai veicoli a basso impatto ambientale: ci occuperemo di propulsione, di combustibili e motorizzazioni diversi da quelle a combustione e anche sostenibilità, ovvero dell’aumento di sicurezza con veicoli a guida autonoma. Un ultimo settore significativo sarà legato ai droni e ai veicoli marini”.
Particolarmente innovativi e originali sono poi i progetti legati al secondo pilastro, quello del Green Space. A partire dal coinvolgimento del Dima nelle missioni satellitari. “Ci aspetta un’attività ricca e articolata, che parte dal lancio di nostri satelliti e da nostri programmi spaziali, supportati da Esa, Asi e altre realtà internazionali”. Molto interessanti, in questo contesto, saranno le operazioni di monitoraggio dei detriti spaziali: “Un tema interessante sia dal punto di vista ambientale che da quello della space economy - commenta il direttore - il futuro porterà sempre più lanci, ma se ci sono molti detriti c’è un problema oggettivo a mandare in orbita nuovi satelliti. E qui entra in gioco la nostra capacità di fare monitoraggio dei detriti (siamo fra i pochi laboratori che se ne occupano) e di inventare sistemi per fare cleaning di orbite”.
Altri aspetti su cui il Dima si muoverà nei prossimi cinque anni: la ricerca su propellenti a basso impatto per i lanciatori e sulle alimentazioni a idrogeno di motori per aviazione; nonché l’attività di esplorazione dello spazio profondo e dei nuovi pianeti, “con l’obiettivo di arrivaci con il minor impatto ambientale possibile”. Infine, il terzo pilastro è trasversale, funge un po’ da collante: i digital twins. Sistemi in cui si possono integrate interattivamente sofisticati modelli matematici con dati sperimentali, attraverso reti di sensori distribuiti in numero elevato per basso costo e piccole dimensioni. In questa contesto, il dipartimento si cimenta anche su problemi di frontiera legati alla meccanica cellulare e dei sistemi biologici con originali e significativi risultati nell’ingegneria clinica”.